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Psicologia

Cosa accade parlando soli

L’abitudine di parlare soli è un fenomeno totalmente normale che aiuta ad elaborare informazioni più complete, ma cosa accade parlando soli?

La solitudine

Parlare da soli: è un esperimento che ho testato su me stesso mettendomi in solitudine per due anni nei quali scrivevo e studiavo nel web.

L’abitudine di parlare soli è un fenomeno comune e totalmente normale che aiuta ad elaborare le informazioni e formulare concetti più ampi ma cosa accade dopo un po’ di tempo trascorso a parlare con l’Altro.

 

Cosa accade parlando da soli

Analisi, esperimento, solitudine

Parlare da soli; Primo fenomeno elaborato:
Dopo 2 anni parlando da solo per circa sei ore al giorno: il cervello tende a simulare di essere in compagnia

Generando individui immaginari con cui interagire a livello mentale; non li vede ma interloquisce con loro.

Esempio: in questo momento percepisco un pensiero con carattere femminile che mi chiede: ma sei sicuro che non siano entità spirituali?

Tutto ciò che non poi vedere con gli occhi è spirituale perché appartiene a lato invisibile della nostra esistenza; ma se fossero entità non potrei accorgermi di parlare da solo.C

 

 

esperimento solitudine

2° fenomeno: notato dopo due anni di osservazione, parlando da solo mentalmente per circa 6 ore al giorno:

Il cervello si è abituato a vivere in compagnia dei pensieri con caratteri diversi, interloquisce tramite voci immaginarie a livello mentale.

Con le quali rischia anche di generare un sentimento o una parentela.

 

 

Analisi, esperimento

3° fenomeno causato dal parlare soli mentalmente per almeno 6 ore al giorno: ho dovuto sospendere di scrivere la leggenda science & fiction AnKi’s Empire.

Perché il mio cervello entrava in simbiosi con i personaggi; ciò mi mise in imbarazzo e sto cercando una soluzione a questo problema.

 

Cosa accade parlando da soli

I problemi sono risolvibili

accettando il fenomeno generato dal cervello che crea compagnia al suo interno per poter elaborare informazioni utili alla sopravvivenza.

Oltre a poter proporre domande ed elaborare ulteriori risposte e soluzioni per la vita quotidiana, il rischio di entrare in un tunnel psicologico può essere evitato:

concentrando la mente su pensieri diversi da quelli proposti dall’abitudine mentale acquisita nel tempo; ed evitando di scrivere durante la notte, perdendo ore di sonno notturno, molto più importante del sonno diurno.

Ricordo al lettore che l’osservazione è svolta sulla mia persona come l’analisi del fenomeno, ne consegue che questa relazione è soggettiva.

Di Gogoos

Studioso di psicologia e teologia, blogger multitasking, pubblica informazioni di attualità, cultura, scienza, psicologia e spiritualità nell'umana ambiguità che esprime e manifesta la struttura dell'umanità