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David Burns e la terza legge di Newton

L’ingegnere Burns propone un motore spaziale costituito da un’acceleratore di particelle ma gli effetti relativistici che dilatano il tempo contraggono lo spazio

NASA – David Burns

Il motore elicoidale di David Burns

è il motore del futuro spaziale

La terza legge di Newton e le teorie di Einstein confermano le leggi fisiche alle quali tutti siamo sottoposti e dalle quali, per ora, non possiamo fuggire.

La proposta dell’Ingegnere della NASA David Burns vuole sfidare la gravità con un motore che potrebbe raggiungere altissime velocità senza usare carburante tradizionale.

Anche se tutti siamo perfettamente a conoscenza che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria (Terza legge di Newton)

Che popolarmente: possiamo identificare in un razzo propulsore che emettendo la potenza sviluppata dal carburante all’estremità lo spinge per la terza legge di Newton, che reagisce con la massa del pianeta e dell’atmosfera sulle quali si appoggia la potenza di spinta.

 

Cos’è l’EM Driver ?

L’EM Dive è un motore inventato da Roger Shawyer con sorgente a microonde generate da un magnetron raffreddato ad acqua, un propulsore con cavità risonante a radiofrequenze.

Nonostante la NASA abbia potuto constatare dai test una piccola spinta da tale motore, mai replicata, il progetto è ancora in fase di studio come il motore dell’ingegnere David Burns

 

Cosa afferma l’ingegnere Davis Burns

Burns afferma che il progetto del motore spaziale, simile al’ EM drive, non è stato ancora revisionato da tecnici esperti e potrebbe contenere alcuni errori.

David aggiunge che non ha alcuna intenzione di violare le leggi di Newton e che il suo motore spaziale si fonda su queste; anche se l’energia non è dovuta ad una reazione esplosiva ma ad un fenomeno quantistico inerente la massa e la velocità delle particelle.

 

Che energia sfrutta il motore spaziale di Burns

Mentre i propulsori tradizionali, per raggiungere la Luna, consumano circa 20 chilogrammi di carburante per ogni chilogrammo di carico utile; e

per raggiungere stelle vicine occorrono 2000 chilogrammi di carburante per un chilogrammo di carico utile:

con il motore spaziale di David Burns il rapporto si ridurrebbe sino ad uno chilogrammo di carburante per ogni chilogrammo di carico utile.

Sfruttando l’energia solare con pannelli fotovoltaici e riducendo notevolmente il carico di carburante che aumenta il peso complessivo del della struttura spaziale.

 

 

Qual’è il concetto del motore spaziale di Burns

Il concetto base del motore è paragonabile alla massa di una sfera che si muove avanti e indietro all’interno del razzo.

Facendo guadagnare massa alla sfera prima che essa raggiunga l’estremità  superiore affinché il razzo si muova solo in avanti ricevendo la spinta dalla massa della sfera che colpisce l’estremità.

 

L’ ingegnere David Burns sostiene

di poter spingere, il suo motore spaziale, tramite un acceleratore di particelle elicoidale, all’interno del razzo, che le permetta di aumentare la loro velocità,

durante la risalita delle particelle, nel circuito chiuso del motore; infatti: la massa delle particelle aumenta quando esse viaggiano a velocità prossime a quelle della luce; e

questa legge: permetterebbe al razzo di ricevere una sola spinta verso l’alto se la velocità delle particelle nella loro discesa diminuisce perdendo massa.

Perché se la massa in salita e in discesa, nel motore spaziale, è pari: esso riceverà una spinta in avanti e una in dietro di pari forza, restando fermo.

 

Il problema resta la relatività

Infatti quando le particelle acquistano massa iniziano anche a perdere velocità per gli effetti relativistici inerenti alla dilatazione del tempo che contraggono lo spazio a velocità prossime a quelle della luce.

Oltre alle leggi fisiche che, per ora, restano inviolabili, come la terza legge di Newton, anche se non è della specie umana: fermarsi difronte ad un ostacolo.

 

Cosa aggiungerei al progetto di David Burns

Credo manchi un dispositivo che permetta alle particelle in movimento, nell’acceleratore elicoidale, di raggiungere la velocità,

prossima alla luce: solo all’estremità superiore del razzo; e la rallenti: solo all’estremità opposta, ma non durante la loro corsa nella struttura elicoidale, perché non perdano o acquistino massa.

Quindi occorrerebbero due differenziatori di velocità uno a pochi metri dall’estremità superiore del razzo che porti la velocità delle particelle vicino a quella della luce; ed un differenziatore di velocità a pochi metri dall’estremità inferiore che le rallenti bruscamente.

Ne consegue che avremo una velocità costante, delle particelle, al centro del razzo mentre all’estremità la velocità sufficiente affinché la particelle acquistino la massa necessaria per la spinta del motore spaziale.

 

Di Gogoos

Studioso di psicologia e teologia, blogger multitasking, pubblica informazioni di attualità, cultura, scienza, psicologia e spiritualità nell'umana ambiguità che esprime e manifesta la struttura dell'umanità