L’istituto superiore di sanità, della provincia autonoma di Trento, rivela i risultati dello studio epidemiologico: categoria di anticorpi più resistenti al Covid19
L’anticoronavirus
L’indagine attinente allo sviluppo di anticorpi, nell’organismo umano, rivela i risultati preliminari inerenti alla persistenza di anticorpi su soggetti sottoposti a screening intensivo nel mese di settembre.
Anticorpi dimostrano elevata resistenza
Maurizio Fugatti presidente della provincia autonoma di Trento; Giovanni Rezza direttore generale della prevenzione presso il ministero della salute;
Antonio Ferro direttore del dipartimento di prevenzione e Pier Paolo Benetollo direttore generale dell’azienda sanitaria: presentano, alla conferenza stampa telematica, i dati ottenuti dalle analisi eseguite i cinque comuni del Trentino.
La ricerca è stata svolta in due fasi
la prima con un esame condotto su 6100 individui ed eseguita nel mese di maggio e la seconda eseguita a settembre, riesaminando coloro che erano risultati positivi all’indagine precedente.
Dai dati pubblicati nella rivista Clinical Micobiology and Infection risultava che a maggio il 23% della popolazione presentava anticorpi per affrontare la proteina nucleocapside del Coronavirus.
La seconda, analisi effettuata a settembre, dimostra la diminuzione di questi anticorpi infatti: nel 40% di 1000 casi testati, risulta siero negativo mentre quattro mesi prima era risultato positivo.
Gli stessi campioni di siero utilizzati per anticorpi diretti contro la proteina Spike, la cui sieropositività è protettiva contro l’infezione dal virus: dimostrano la loro presenza nel 75% dei soggetti analizzati.
Spike: proteina che decora il virus avvolgendolo con protuberanze che le conferiscono la forma di una corona, dalla quale dipende il nome coronavirus, permettendogli di legarsi ed entrare nella cellula bersaglio.
In un altro gruppo di individui è stato usato il test di siero neutralizzazione con virus attivo su linee cellulari osservando che circa il 100% dei pazienti, risultati positivi ad anticorpi contro la proteina Spike, sono capaci di bloccare l’ingresso del coronavirus nella cellula.
La prima ricercatrice, direttrice del reparto malattie prevenibili da vaccino laboratori di riferimento, Paola Stefanelli: conferma l’importanza
dello studio effettuato per comprendere la dinamica e la resistenza delle varie categorie di anticorpi e della loro capacità di affrontare il coronavirus e la valutazione dell’uso di vaccini fondati sulla proteina di SARS-Cov-2.
Fonte: Ufficio Stampa provincia di Trento.
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